Per una nuova prospettiva della storia dell’arte antica: il problema dei rapporti tra le esperienze preclassiche, periferiche e postclassiche nel mondo circummediterraneo
Massimo Pallotino
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MASSIMO PALLQTTINO
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Per una nuova pro$pettiva della $toria
dell'arte antica: il problema dei rapporti
tra le e$perienze precla$$iche, periferiche
e pO$kla$$iche nel mondo circummediterraneo
Do qualche decennio a questa parte un mondo nuovo si sto
rivela ndo agli studiosi d'arte antico. Specialmen te gli archeologi
spagnuoli dell'ultimo generaz ione -e tra questi in primo linea il
compian to maestro don Isidro Bolles ter Te rmo-- hanno avuto il
grande meri to di trarre i monumenti figura ti preromoni (o meg lio,
se si vuole, pre- imperiali) dello peninsolo iberico dolio penombra di
incomprensione e di disprezzo con cui gli stori ci d'arte classico sagliano conside rare i prodotti preistorici, barbarici o provi ncia li. Essi
ha nno in sostanza dimostrato che valeva la peno di esam inare queste opere più atten tamente e con un più vigile occhio critico, 0110
scopo di riconoscere lo origine dei loro motivi e dei loro s ti li, di
precisarne lo cronologia, di cercarne gli eventuali spun ti arigi .
noli o le man ifestazioni d'estro creativo. Ma soprattutto ci si è
or ien tati od intendere le sculture, le pitture vascalari, i bronzi figu .
roti appartenenti 0110 civiltà denominato iberico quali espressioni
di un mondo artistico che non è nè "preis torico", né "barbarico",
nè "provincia le ", almeno nel senso proprio di questi termin i; ma
piu ttosto partecipe, seppur ma rginalmente, di quella grand iosa es·
perienza figurativa mediterraneo che appare susc itato e con t inuo ·
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M. PALLOTT I NQ
men te alimen tata dalle civiltà storiche de l prossimo oriente e
dell'areo egeo-ita lica ( 1).
A questo riva lutaz ione e più sicu ra interpretazione dei fo tti
artis ti ci dello penisola iberica ha fatto eco recentemen te, in conseguenza dello suggestiva scoperto delle sculture celto-ligu ri di Entremant presso Aix-en -Provence, un improvvi so concen t rarsi d'ottenzione sull'orte preromana della Gallia meridionale. Anche se l' interesse del suo principa le illu st ratore, Fernand Benoi t, sem bro essersi
soprattutto r ivolto alla significazione relig iosa dei monumen t i di
questo fl orido e singolare provincia f igura t ivo dell' Europa occiden tale, non è monco to il tenta tivo di individuorne le font i d' ispirozione
st ilistica e di intravvederne i va lori d'o rte (2).
L'aprirs i di siHotti nuovi compi d' indag ine pone un problema
quanto mai vivo e fecondo di svi luppi, non c;oltanto entro i limiti
dell'areo geografico in teressata da lle culture in discorso, ma per lo
in terpre tazione storica di tutto l'orte del mondo mediterraneo. Credo, in verità, di non esagerare affermando che proprio le discussioni
susci tate dal rivelarsi di uno caratteri st ico esperie nzo figurativa nei
paesi del Mediterraneo occ identale ha nno fotto precipita re la cr isi
generale ormai da tempo la tente negl i st udi di storia dell'ort e a ntico.
Ques t i studi , se ci riportiamo o ci rco quaranta anni or sono (e
10
cioè, pe r intenderei , 01 vigilia dello prima guerra mondiale) , erano
dominati da uno prospett iva ben definito ed orien tati in un sistema
o suo modo coeren te. Lo storia dell'orte an t ico ero concepita come
una storia di orti " naziona li" (eg izio, mesopotomico, greco, romano,
ecc.), veri e propri cicli conchiusi in un loro svil uppo organ ico, e sostanzial mente incom un icabi li: ne l senso che tra loro non si potevano
immaginare a ltri rap porti che quelli di successione o di con temporaneità, di pa rentela o di inf luenzo colla te rale, e cioè i ra pporti che intercorrono tra distin te individualità biologiche. Lo sviluppo dell'orte
era configura to come un succedersi regolare di s tili collettivi, secon-
(1) Vedosi in 90!nO!ro to! A. GARC IA Y BELLIDO: "Colonizacionl!S punica y
griega", in "Ars Hispaniae", I, Madr id, 1947, pp. 135 e sl!gg., con lo rO!l a tiva
bi bliografia; O! più parlicofarmenlO!, per il problO!mo che ci intO!resso, t. BALLES_
TER TORMO: "Ensayo sobre los influencias de la$ eSlilos grie<;Jos en las cO!rémicos
de San Miguel y lo tendencio orcoi zOn lO! de ';'s los", VolO!ncia, 1945.
(21 F. BENOIT: "l'orI primili! médilO!rroncO!n dO! lo Vollé O! du RhònO!. lo
$culp ture", Poris, 1945; id., "Le problème de l'influence de lo Grèce orcho·ique
en MedilO!rronée occiden tale e t lo stotuaire d'En tremonl" , Atti del I Congresso
Internaz ionale di Preis toria e Protos torio Mediterraneo, FirenzO!, 1952, pp. 430
e Se<;Jg.
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UNA. NUOVA PROSPETTIVA DELLA. STOR IA DELL 'ARTE ANTICA
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do uno formulo risalente sino 0110 paetico winckelmoniono e insensi bile do fotti individuali, alle anticipaz ioni, agli attordamenti e alle
divergenze e ai porollelismi di singole corren ti e cerchie a rt isti che .
L'in te ro vicenda dell'orte classico apporiva domina to dalla teoria
del progresso e della decadenza, ed ero concepi to come uno sorto
di grandioso evoluzione porabolica dal primitivo 01 colto, dal semplice 01 complesso, dall'imperfetto a l perfetto e viceversa, a ttraverso
le fa si dell'embrionale geometr ismo, dello giovinezza a rcaico,
dell' ''e tà d'oro" dei secoli di Fidia e di Prossitele, per poi ridi scendere
con le esperien ze ell enis ti che e romane alle fasi di declino del Bosso
Impero e del Medioevo barbarico. L'a rte greco cost itu ivo lo troma
essenziale di questo svil uppo e, nell'a mbito dell'orte greco, lo "ctas sicità" del V e IV secolo ra ppresentavo il momento perfe tto ed
esemplare, quasi l'assolu to dell'orte, di cu i ogn i fotto an tecedente
non ero che preparazione ed ogn i esperienza successivo non apparivo che opero di epigon i, im itatori a corruttori .
Vero è che già dall' iniz io del nastro secolo Alois Riegl avevo
gettato le basi di una teorico contrastante con questi principi e fonda to su l riconosci mento di uno proprio port icolare digni tà d'art e
o ciascun momento dello sviluppo figurativo del mondo antico :
aprendo lo via a riconoscere ,'assurdità di uno valutazione dell'orte
arcaica a dell'orte tordo-antico con lo s tesso metro con cu i si
giudicava l'arte classico dell'età di Fidia. Ed è anche vero che le
tendenze sempre più manifestamente ed ardi tamente an tiaccademiche ed an tiveristiche degli esperimen ti f igurativi del mondo con tem poraneo favorivano uno saluta re revisione critica dei concetti di
"prim itivismo" o di "decadenza ", intesi in senso dispregiativo,
nell'apprenomento dei fenomeni dell'arte antica.
Ma ciò non as tante, i trattat i e i ma nua li di storia dell'orte cont inuavano - e in porte ancoro continuano-- a inquadrare lo loro
moteria entro gli schemi tradizionali dei cicli figurativi "noz ionali",
a porlore d i evoluzione collettiva dello s tile e a raffigurare lo vicen da artistica del mondo classico come un processo biologico d i nasci ta, crescenza, maturi tà, vecchiezza e mor te .
Tutti j fatti in con trasto con questi schemi restavano incompresi, ignorati o falsati : in primo luogo le correnti di gusto a diffu sione, per cosi dire, " internazionale" e, doll'al t ro loto, le manifestazioni del genio individuale . Gli uni e gli altri dovevano essere art ificiosamente cost retti nel ciclo di sviluppo dell'orte nazionale . Si
consideri od esempio quel fenomeno artistico, sostanzialmen te uni-
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tario, che suoI definirsi "orientali zzonte " e che riconosciamo esteso,
tra il IX e il V I secolo a .... Cr., dalle coste dello Sirio e do Cipro
allo Grecia, all'Italia e alle zone di colonizzazione del Mediterraneo
occidentale. Esso rappresenta un capitolo recente, o carattere eclett ico e o tendenze diasporiche, dell'orte dell ' antico oriente : potrebbe,
in un certo senso, def in irsi come "orte fenicia" o "arte cipriota ". Ma
nello stesso tempo rappresento uno fa se iniziale, tutt'altro che
irrilevante, dell'orte greca e dell'arte itoli co . Lo studio di ques to
fenomeno, nei trattati di storia dell'arte, appare in luoghi divers i e
sotto luci diverse, o secondo che si tratti dell'ori ente, dello Grecia
o dell'Etruria. Lo verità è che esso non può adeguarsi a ll e classifi cazioni e alle formule dominanti. E'infatti evidente l'assurdità di
cons iderare una stessa corren te del gus ta come espressione senile
rispetto alle orti orien tali) e come espress ione primitiva (rispetto
0110 sviluppo dell'orte greco od itolico) . E non meno evidente appare
lo considerazione (mostruoso, dal punto di vis ta dei teorici delle orti
nazionali) che il mondo figurativo orientalizzante appartiene di
diritto cosi all'orte dei paes i orientali come all'arte della Grecia: è,
dunque, nello stesso tempo "greco" e "non greco" .
La grandiosa civiltà artis tico cretese-micenea, rivelata dal piccone degli archeologi tra le fine de l XIX e il principio del XX secolo,
fu inserito nel sistema dominante come "primo capitolo" dell'orte
class ico in generale e dell'orte greco in generale (3 ). Una così fatto
class ificazione appare subito in palese con t raddizione con lo teoria
dello sviluppo organ ico dei cicli artistici, in quanto esso colloca 01
principio d i un processo evolutivo, primo dell'insorgere di quei feno meni di geometrismo nei quali si e ro ravvisato l'infanzia dell'arte
greca, un mondo figurativo s traord inariamente maturo e libero
quale è quello egeo. Di qui lo necessità di postulare uno decadenza
ed uno rinascita, uno frotturo, un "oscuro intermezzo": in uno porolo
il cosi detto " medioevo ellenica" (4) . Il fotto è che l'arte egeo
dell'etò del bronzo non può essere spiega ta alla luce dei posteriori
svi luppi dell'orte greco; nè classificato come orte preistorico o come
orte orien tale, a nche se di esse, in un certo senso e per taluni aspetti,
si trovo od esser partecipe.
Questa artificioso riduzione e sostanziale irriducibilitò di molti
{31 Se ne veda lo gi ust ificazione nell' incompiuta mo, per que l tempi, aureo
monuole di G. E. RIZZO: "Sloria dell'arIe greco", Tori no, 19 14, p. 53.
{41 Cfr. in prOpOSito M. PAL LOTTINO: "Le origini m lcenee dell'arcai smo
greca", Lo Crit ico d' Arie, VIl , 1942, a p. 2 .
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UNA NUOVA PROSPETTIVA DI<.:LLA STOHIA DI<.:LL' AR TE ANTICA
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fe nomeni ar t isti ci Qg li schem i dei cicli organici oppore ancor più
grave nel coso dell'Et ru rio. L'orte etrusco fu generalmen te s tudia to
come uno specie di "prologo" dell'orte romano. Ma nè l'una nè
l'oltro, cioè nè lo casI detta arte etrusca nè lo cosi detta arte romana, offrono le caratteris tiche di un ciclo evolutivo orgonico ed
in sè compiuto quale apparentemen te (e mi si concedo sottolineare
s in d'ora l'avverbio apparentemente) constatiamo nell'orte greca:
vale a dire una nascita, uno crescenza, un apogeo ed un declina. I
prodotti artistici dello civi ltà etrusca ri fl ettano variamente t radi zion i ed in flu enze preistoriche, orien tal i e greche: partecipano dello
sviluppo dell'or te greca, lo seguono o rilen to a reag iscano od essa
con manifestaz ioni e tendenze originali. Di fronte 01 fenomeno
dell'or te etrusca i critici tradizionalist i s i sono trovati in un grande
imbarazzo.
hanno semplicemen te e totalmen te negato lo sua
esistenza, considerandone gli aspetti come trascurabili deviazioni
provincia li dell'arte greco. O, all'opposto, ne hanno sopravvalutato
lo individualità e lo coerenza sino 01 punto di vedere in essa un
ciclo artistico distinto e parallelo a quello dell'arte greca. Nell'uno
e nell'al tro coso essi hanno falsato [a realtà dei fotti per salvare
g li schem i (5 ).
Ed ecco proporsi un'al t ra " fuorilegge" : l'orte di Cipro, le cui
caratteristiche, i cui svi luppi, lo cui capacità creativo sono stati
soltanto di recente analizzot i ed illustr~ti con metodo critico (6) .
Lo scu ltura arcaica Cipriota appartiene di diritto allo civiltà figura tivo dell'oriente e insieme o quello dello Grecia : apparve come uno
specie di " ibrido" ai seguaci delle concezioni biologiche. Si noti
che questo mondo figurato di Cipro offre straordinarie analogie sti listiche con le manifestazioni dell'Etruria arcaico: ciò che si spiego
non certo per uno vicinanza geografica dei due paesi, come è ovvio,
e tan to meno per uno paren tela et nico dei due popoli, bensi per
comune eredi tò mediterranea e per uno identico reazione margi nale
alle sollecitazioni stilistiche proven ienti dal mondo greco (7). Come
°
15} M. PAllOTTINO: " Sul problema delle correla zioni orT;sticne fro Gredo
ed Et rurio" , Lo Porolo del Pouo to, Riv iSTO di STudi : Iossid , fo$C. XIII , Nopoli,
1950, pp. I e s~g .
(6 ) E. GJERSTAD: " The Cypro-Geometric, Cypro- Arc nok ond Cypro-Classkol Periods", Tne Swedisn Cyprl.ls Expedilion, IV, " Stoc kholm , 1948.
(7) Cfr. lo mio recensione oll'opero del Gje r$lod cII . nello noto preceden te,
in "Arcneologio Clonico", III, fosco 2, Romo, 1951, pp. 221 e segg., e le asservozioni di A. 80ETHIUS: " Riflessio ni 51.11 problemo d'lll'orie periferico", Alti del
I Congresso Internazionale de Preistorio e ProtOSlorio Medl terroneo, Fi renze,
1952, pp. 410 e segg. (sp~lolmenle o p. 418).
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M. PALLOTTINO
in Etrurio così o Cipro le forme e lo spirito dell'orte arcaico perdu rano assai più o lungo che in Grecia, sembrano adottarsi all 'indol e
delle genti locali ; mentre ,'arte classico del V secolo penetro tardi•
....C1mente e con manifesto difficoltò .
Ques to fenomeno degli attardarnent; s t ilistici e delle somig lianze
tra ambienti culturali lontani si manifes to anche in oltri cosi. Le
soprovvivenze micenee o Lemno e nello Colcidico (8) in pieno etò
arcaico; il perdurare della decorazione geometrico dei vasi CI Cipro
o nel territorio opulo dell'ltalio meridionale fino ai tempi ellenistici ;
il riflesso di tradi zioni geometri che, orientalizzonti ed arcaiche nel -
l'arte dei Vene ti e dei Celti (9 ) non sono che esempi spi golati o
caso. Ma soprattutto l'occidente mediterraneo, attraverso le serie
di monumenti recentemente rivelati e s tudiati dei qua li s i dicevo in
principio, offre uno impress ionante documentazione del fotto , ormai incontrovertibile, che intimi e sicuri legami d i stile possono cons
totarsi attraverso dislivelli , o volto enormi , d i tempo e d i spazio.
Come fu definitivamen te chiarito, contro d iniegh i ed esitazion i pur
leg ittime, proprio dal Bol1es ter Torma (1 0 ), lo cerami ca iberica d i
etò ellenis t ico appare tutto imbevuto di motivi protoellenici : motivi
che indubbiamente a ppartengono o fasi e a centri diversi (vi s i in travvedono, se non erro, sicuri elementi d i tradizione micenea, protogeometrica, cipriota, geometrico insula re, subgeome tr ica , orien talizzante, ecc.). ma appa iono qu i mesco lati in uno sorta di s intesi
attuale, unitario, che volge o propri svilu ppi orig inali (specie in
alcune classi ben definite quali quelle di Elche-Archena, di Urio,
di Azaila, ecc. ). Parimenti nello decorazione architettonico, nello
scultura, nello plastico di bronzo del mezzogiorno e del levante
spognuolo si avverte lo influenzo diretto dell'orte arcai co del Mediterraneo orientale, operante o di stanza di secoli : fenomeno che fu
definito, leg ittimamente se si guardi 0110 crono logia, come "pseudo·
{BI M. PALLOTTINO: Op. cii . in nota 4 , pp. I e Segg:; Ex~oV
1950 (l o così della " Pre-Persia n Ware" di Olinto ~ont i nua con motivi subml.
cenel fino all'ini zio del V secolo!) : cfr. lo recensione in "Doxa" III , Roma, 1950,
pp. 214 e segg.
(9 ) Il problema è sta to recentement e aff ron ta to, pel quel ~ne riguardo l' Eu _
rOPO se tte ntrionale e special ment e i mot ivi del calderone celt ico di Gu ndestrup,
da O. KU NDT .J ENSEN : " Foreig n Inlluencn in Denmork's Eorly I,on Age" ,
Capenkagen, 1950.
( IO) l. BALLESTER TORMO, op. ci to in noto I.
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UNA NUOVA PROSPETI I VA DELLA S1'ORIA DELL' ARTE ANT ICA
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arcaismo" (11) . Lo scultura delle Bocche del Rodono rappresento
un'esperien za figurativo analogo, anche se non identico. Esso infatti per un verso riecheggia correnti più vicine nello spazio e nel
tempo (come lo stile severo greco dello primo metà del V secolo,
probabi lmente mediato attraverso l'Etruria). per altro verso si a c·
camuno alle diffuse manifestazioni deU'Eurapa celtico e dell'Italia
arcaica nel rielaborare elementi di antichissima origine orientale
(12) .
Ciò che vi è di stupefacente, di apparentemente incred ibile in
questi fenomen i si a ttenuo in vero e si riduce o più rag ionevoli proporzioni storiche, proprio se si tien conto delle aree in termedie, con
particolare riguardo all'Italia. Anche qui intravvediamo in tempi
molto recenti, e più o meno genuinamente a seconda dei luoghi e
degli ambienti, perdurare vive tradizioni orientali e poleoelJeniche.
Vediamo artisti ed artigian i lavorare con linO "spirito" arcaico e
con formu le arcaiche quando nelle città greche l'arcaismo non ero
più ormai, do secoli, che un ricordo : o, al più, formavo oggetto di
speculazioni figurali di natura riflesso e squisitamente intellettuo ·
lis tica. Ma in Italia è possibile, in generale, toccar con mano gli
anelli di congiunzione tra queste esperienze tardive e le influenze
originarie : cogliere, ad esempio, nel momento dello sua introduzione
dall'areo siro-anatolico il tipo dello statua seduto costruito in blocco
stereometrico, che dall'alto orcaismo si prolungo con tenace vitalità
sino ai tempi ellenistici; o riconoscere l'ininterrotta discendenza sub·
arcaica delle tendenze a rappresentare frontalmente, poro tattica men te, o rendere con analisi calligrafica pieghe e pelami, che dom inano it gusto itolico e, ancora in e tà imperiale romano, caratterizzano lo produzione popola resca dello penisola e dello pianura padono.
Tendenze analoghe, commiste con il diffuso ricorrere di elementi t ipalogici d' impron to arcaica, trionfano d'altro con to nello
produzione che propriamente suoi defini rsi provinciale: vale o dire
l'arte, anche ufficiale, comunque più profondamen te sen ti to, delle
province dell'impero romano. Monumenti come i rilievi dell'Arco d i
Susa (contemporanei all'Aro Pocis!) segnano, con drastica esempio ·
(11) A. GARCIA Y BELUDO, op. ciI. in no Ia 1, pp 232 e segg. A prOpa$ita di qu~la concell o $i può vedere anche lo mio recen$ione In "Archeologia
Classico", I, Roma, 19<19, pp. 216 e $tgg .
(12) Ollre Oli slvd i ciloti del F. BENOtT in noto 2, clr. M . PALLOTTINO:
"Copeslrooeu.e", Archeologia Clossico, I, Roma, 19<19, pp. 208-21 0.
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rità, le fron tiere di un mondo che respinge lo visione dello formo
classico e consente spi ritualmente assai più con l'orte mill enorio
dell'Asia Anteriore, dell'Egeo protoellenico e dell'occidente preromano. Nè potrà mancare di ri levorsi, o questo punto, il sorprenden te
legame, del resto più volte rilevato, che esiste tra l'orte provinciale
romano e l'arte dello tardo onti ch itò e del medioevo.
Con ques to ultimo osservazione si pone il problema dei rapporti
tra arte preclassica ed or te postclassica nel mondo circummedi terroneo. Tale problema fu visto si no od oggi generalmente nello prospettiva "cicl ico", come uno sviluppo che dal " primitivo" ascende
a ll a grande arte organica e naturalisti ca della classici tò, per ridi scendere 01 primi t ivo. Ancoro di recente in un li bro di sintesi sui
processi formali dell'arte anti ca il ciclo è s tato configu rato come
uno evoluzione dallo rappresentazione in superf icie, eminentemente
pittorico, dell 'arcaismo alla libero corporei tò dello plasti co, e do
questo, per uno via di ritorno, nuovamente alla rappresen taz ione di
superficie del mosoico poleo-cristiano ( 13 ). Ma con tutto ciò non si
fa che constatare un fatto, ormai pocifico ed universalmente acqui si to nel "come ". Assai più difficile è lo sforzo d i spiegorne il
"perchè" .
La teoria dell'orte come ciclo, pur sem pre domina ta dol concetto dello perfezione ed esemplare un iversali tà dello forma classica,
potè in orig ine accomunare le espressioni "primi t ive", provinciali e
"decadenti" in un solo giudi zio negativo. Teoricamen te l'arcaismo
rispe tto alla classici tò ero do intendersi come un processo dallo
"non -orte" all'''orte''; mentre le fasi ellenistico-romane e t a rdoantico opporivono configurate in un processo inverso doll'''arte'' 0110
"non-a rte". Quanto ai fenomeni, in genere assai trascurati, delle
aree periferiche e provinciali, anch'essi rappresen tavano un processo dali' "or te " 0 110 "non-arte"; no non prolungato nel tempo ed ab braccian te l'in tero cido di civiltà, bensì immediato e parzia le, nel
senso di una degeneraz ione o di un disfacimento dell'a rt e in ambienti incapaci di com prenderlo e di accoglierla .
Questa comune valutazione nega t ivo dei fotti collocati all e ori gini, 01 margine e a llo fine dell'or te classico portava ovviamentè od
escl udere qualunque connessione di natura genetico o s torico tra
di loro. L'un itò storica è attributo di uno realtò positivo . Di un ito
(l3) H. KAHLER: "Wondlungen der onliken Form" , Munc:hen, 1949. Cfr.
lo mio recensione In "Doxo", IV, Roma, 1951 , pp. Q2 e 5e9g.
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UNA NUOVA PROSPETT IVA DELLA S'TORIA DELL'ARTE ANTICA
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storica, di organicitò evolutiva non potevo parlarsi che a proposito
del ciclo dell'orte classica, cioè dell'arte ellenica che s'iden ti ficava
con ,'arte antico tout eQurt. Per il resto non vi ero che lo pluralità,
squisitamente astorico, a:eiflos, delle tendenze spon tanee od una
rappresentazione primitiva, infantile, semplificotrice, ingenuamente
astratta, geometrizzante, comune a tutte le produzioni incolte e
popolaresche.
Spiegazione faci le ed arecchiobile, ma otto o soddisfare piuttos to i teorici e gli s torici supe rficiali, che i veri conoscitori dell'arte
antico. Esso infatti si trovo già od essere in con traddizione con
i giudizi di valore estetico che lo critica con t emporaneo, sulla
strada aperto dal Riegl, è venuto formulando su opere di architettura, di scultura e d i pi ttura arcaiche o tardo·antiche: le uno e le
oltre ravvisate Quali espressioni creative in sè compi ute e perfette
rispetto 01 loro mondo, e come tali spettanti veracemente allo sfera
artistico, non in senso relativo e subordinato, bensì soltanto diverso
Qualitativamente dall'orte classico. Nessuno, oggi, oserebbe più
immaginare uno confusione tra il fenomeno del disfacimento della
formo per incoltura e i raffinati, sofisticati, o volte Quasi cerebral i,
stilism i dell o scu ltura greco arcaico o dell'orte tordo-imperiale e
bizantina.
Lo valutazione esteticamen te positivo di queste manifestazioni
ho aperto la strada ad interpretare lo s toria dell'orte antico, non
più su llo base di un principio "monisti co" rappresentato dall'assolulo classico; ma secondo il criterio "dualis tico" del contras to tra
formo classica e formo non classico. Per alcuni crit ici il contrasto
semb, à potersi configurar in una specie di antinomia trascendente
ed eterno, analogo o quello che dalla polemica letterario del primo
Ottocento si era esteso all'orte universa le con i termini apposti di
"classico" e "romantico". L'orte del mondo an t ico fu vista in
funzione di due ca tegorie universali, giustapposte e con trapposte
con alterne vicende : quello del noturalismo concreto ed antropocentrico e quello dell'astrattismo decorativo: denominate, a secondo
dei cosi, "classico" e "on ticlassico", "classico" e "primitivo" ecc .
(14) . Ma questo trasferire lo storia su l piano di uno antitesi di
universal i non signifi cavo, tutto sommato, spiegarla. Il trionfo del
(14) Questo posizione 'eorlco è 0110 base dello monumentole Opero di W.
DEONNA: "Dli miracle aree ou mirocle chratien. Closslques et ptJmitivistes dons
l'art", Bòle, 1945 e segg.
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lO
M. PALLOTTINO
"classico" sul "prim itivo" nel mondo greco del V secolo, lo resistenza del "primitivo" in Italia ed in al t ri paesi si tua ti sul margine
del mondo greco, lo progressivo rivincita del "pri mitivo" sul "classi co" in etò romana e tardo-antica sono in sostan za nu ll'al t ro che
effetti d i cui le cause restavano sconosci ute .
Altri cri tici, in vero, hanno creduto di poter ind ividuare tali
cause in fotti di temperamento razz iale, cioè di predisposi z ione dei
diversi popol i dell'area ci rcummedi terraneo od attuare le loro esperienze artistiche in un senso piuttos to che nell'altro. Questa interpretazione della storia dell'arte an t ica ha avuto un momen to di
gran vogo specia lmente negli ultimi d e c en n i e presso gli
studiosi germanici: essa è sta ta in qualche modo riassunta e defi nito nel concetto di "struttura" (15) . Il noturalismo organico, vale
a dire il "classico", rappresenterebbe lo strutturo proprio del popolo
ellenico; laddove le forme anorgan iche e decorative sarebbero pro·
prie della strutturo delle stirpi orienta li e delle gen ti del Medite·
rraneo centrale, compresi gli Itali ci, ed occidentale. Le vicend~
artistiche, i contrasti tra il filone "classico" e quello "primi tivo",
il prevalere dell'uno sull'altro o secondo dei tempi sarebbero do
intendere sulla falsariga degli avvenimen ti etnici, della dislocazione
o dell'avvicendamento delle stirpi nel tea tro dello s toria del mondo
mediterraneo ed europeo.
Appl ica ta oi fenomeni artistici occidentali, questo teoria ha
suggerito recentemen te una spiegazione per le affinità figura t ive,
che, in contrasto con l 'art~ dello Grecia classica, s'intravvedono
t ra opere specia lmente di scultura rinvenute in Italia (guerriero di
Capestrano), nell'areo dell'Europa celtico, nello Francia meridio·
noie (Entremon t l, e, in ultima analisi, tra queste opere e le ten ·
denze 'S lili sliche dell'orte provinciale romano e dell'arte tardo·
romano e medioevale. Allo base di queste affinità sarebbe da postula re uno strutturo etnico: quello del popolo celtica (16) .
Ma è chiaro che così ci troviamo ancora uno vol ta nell'ambito
(151 Tale concetto è s tato spe<:iolmente definito do G. Ki6.SCHNITZ WEIN.
BERG (per lo plastiCO si vedo "Studi Etrusch i", VII. 1933 . pp. 135 e segg.; per
l'architettura "Romische Milleilungen", LlX, 1944, ~p. 89 e segg.). Approfon.
diment i e cri tiche del concetto $I~so in R. BI ANCH I BANDINELLI: "Storicilà
dell'orte classico" , 1.- ediz., Firenze, 1942; e M . PAU.OTTINO: "Giudizi e preQiud izi sull'orchi lettura Ilolica", Archeologia Classica, I, Roma , 1949, pp. 196201.
(161 S. FERRI: "Q.;serV1,Jziani intorr.o 01 guerriero di Capestrano", Bolletino
d'ArIe , 1949, pp . 1 e segg, Critic he di M. PALLOTTINO in op. ci t o in noto 12,
e A. BOETH IUS, ari . cii. in nOia 7.
_ 268 _
[page-n-269]
UNA NUOVA PROSPI< rlVA DELLA STOR I A DELL' AltTE ANTICA
:l
Y
11
dello prospettiva delle "orti nazionali" . I fatti più difficili da in quadrarsi negli schemi tradizionali dei grandi cicli dell 'orte antico
sono sottilmente raggruppati in cicli minori . Dallo visione sinteti co
del processo porabolico dominato dall'orte greco si possa alla vi sione analitico di uno strutturo ellenica, etrusca, celtica, iberico
ecc.; senza tuttavia che muti il principio fondamentale dello indi vidualità e incomunicabili tà di queste predeterminote Weltanschouungen f igurative, vere e proprie monadi legate all'intimo essenza dei singoli popoli.
Real tà od ill usione? Lo critica contemporanea com incio oggi
od avvertire uno profondo insoddi sfa zione dei vecchi schem i scolastici, anche se traves titi in nuove e più eleganti formulazioni.
Attraverso incredibil i difficoltà s to penetrando a nche ne llo
stud io dell'arte antico il conce tto, a ltrove acqu isita, che non c'è
orte se non c'è geniale personalità d'artista e che gli s til i collettivi,
le correnti del gusto, i cicli figurativi "nazional i" non sono che il
riflesso, in sede culturale, della sommo delle creazioni ind ividuali:
e cioè non una realtà semplice, o priori, determinante il fotta arti st ico; bensì uno realtà secondario, estremamente complesso e de terminata dal fotto artis tico (17) . In seguita o questo capovolg imento delle posizioni teoriche, code ovviamen te lo necessità di
cercare uno " legge " dello e~oluzione storico-artis tico e di inseguire labili fanta smi o mitiche as trazioni come le categorie universali
antiteti che del " classico" e del "primitivo" o le strutture etniche.
Ca tegorie e strutture potronno volere come m('zzi pratici per intendere, descrivere e classificare, con uno certo approssimazione,
s ingoli fott i o gruppi di fotti anologhi; ma non saranno più da
intendere come lo ragione st esso regolatrice de l diven ire dell'orte.
Libera to dall'obbligo di inquodrarsi in un sistemo aprioris tico,
lo studio delle cultu re artistiche dell'antichità potrò esser ricondotto
od una più concreta aderenza allo storia . Le correnti e le fasi del
gus to appariranno, quali esse in realtà sono, fo tti di squisito natu ra culturale, che possono coincidere o non coincidere con i limiti
di uno comun ità etnico, di un raggruppamento politico, di un pe-
(11 ) Di ques to reVIS IOne cri tico, nel (Ompo d eU'or te ont ico, 5iomo speciol ment e d ebitori 01 BIANCHI BANOINELLI , de llo cu i ? miKell oneo, "Storic it ò d ell'orte clossico " c iI. in noto 15, si rovv i5Q ptf' olt.o
u no rr>O\)I)iore C04!
(F ire nze, 19501 inqu il'\O lO dol te ..;te mut vtr5Q uno concezione locio le de ll'ort e
,
che cont ros to in por le con lo limpido posi zione ind ividualis tico dei pore<:edenll
scri tt i.
_
269 _
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12
M. PALLOTT INO
riodo storico. Esse 'risu lteranno determino.te esclusivamente dol
grado di sugges tione esercitato do singoli artisti e gruppi di artisti
innovator; in ambienti favorevoli, con uno intensitò, uno durata,
uno estensione quanto mai varie. Potranno esservi nello stesso luogo
e ne llo stesso popolo rapidi mutamenti d i stile, dovuti ad uno inten4
sa e multiforme a ttività creativo (come è il coso dello Grecia fro
l'VI II e il V secolo). E pot ranno esservi in più luoghi t radiz ioni comuni, ereditate o trasmesse, stagnanti per secoli o im provvisamente
reviviscen ti.
Il problema de!!,,"arte periferico", recentemente sollevato e
mogistra lmen te discusso do A. Boeth ius ( 18), si inserisce in questa
revisione dei pun t i di vista generoli e fondamentali dello s toria
dell'orte antico. La cul tura art istico dei popali s ituati sul margine
dei grandi centri di elaborazione artist ico del Mediterraneo orientale, nella penisola iberico, nell'area celto-ligure, in Italia st essa,
appare nettamente ispirata ai motivi dell'orte orien tale e paleaellenica; ma essa li rtelaboro in un'epoca in cui nel mando grecaitalico già trionfa lo forma classico o si è imposta lo civi ltà ellenistica. 11 supposta primitivisma spontaneo di queste esperienze fi gurative come dell'arte provinciale non è, in generale, che uno
illusione. Lo maggior porte delle loro soluzioni lineari, geometriz zanti, paro tattiche, simmetriche, decarativamente astratte, lo scul tura concepito "a blocca" come in molte statue iberiche, il taglio
"cordonata " degli occhi e le così dette " labbra sprem ute" (comuni
alla plast ica protoet rusca e protoitolica ed o quello dell'areo celtico
e ligure) non sono concepibil i qua li effe t ti naturali di una produzione incolto e popalaresca : essi non hanno infatti nessun ropparto
necessario con ,'arte più autenticamente pri mitivo dei popoli preis torici, dei selvaggi o dei bam bini. Si t ra tto dunque di tendenze
specifiche risponden ti o mot ivi già elaborati in sede cu lturale. E in
molt issimi cosi le affini tà con le opere figurate de l prossimo orien te
e dell'arcaismo ellenico sono cos1 dirette ed evidenti do non lasciare
il minimo dubbio circo lo loro derivazione (l9) Ciò vale o disi lludere anche o proposito dello supposto originali tà di uno strutturo
etnica nell'orte d i quest e zone d i cultura occidentali. T roppa spesso
(l BI A. BOETHIUS, a rticolo g ià sopra ci ta la l'Ielle r'lQt e 1 . Esso riproo!.>Ce
lo relo:r.ione, che non esi terei o de fil'l ire di portato ,torico peI" gli s tudi dell'orte
ol'ltico, svolto da ll' il'lsigl'le studioso svedese 01 Congresso Medit erro!'leO d i Firer'l2.e
nel 1950.
(1 9 ) Cfr. lo m io r'lQto, già d toto, in r'lQ to 12 .
_ 210 _
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UNA NUOVA PROS PETTIVA DELLA S'TORIA DELL' AnTE ANTICA 13
e troppo leggerme nte si è insistito, ad esempio, sulla originalità
dei caratteri dell'arte e trusca , semplicemente sulla base d i una
con trapposizione dei prodotti figurati etruschi a quelli g reci con ~
temporane i; mentre è chiaro che bastava guardare aHe fa si più
an t iche dello civiltà artis tica dei Greci per ri trovarvi motivi e tendenze che erano sembrati peculiari del mondo etrusco (20) .
Ciò non significa, bene inteso, che siano da escludere fenomeni
di incolta spontanei tà a manifesta zion i di au tonom ia creativa
nell'ar te dell'occidente. Ma nel suo complesso essa ci s i rivela come par te di uno antica esperienza ponmediterronea che si a ttarda
su l margine deUe a ree di più in tenso svi luppo, anche quando in
queste aree il processo innovativo ha porta to a ll'affermarsi di una
civil tà arti stico fondamen talmen te diverso. In pratico dobbiamo
immaginare che il mondo mediterraneo sia s tato percorso da corren t i diffuse dall'oriente e dall'Egeo preellenico e pratoellenica, le
quali sono raccolte e rielaborate in alcune zone (per esempio in
Italia, a Cipro ecc.) men tre già lo Grecia si avvia, attraverso un
proprio in tenso travag lio creat ivo, allo definizione dell'arcaismo.
Successivamente l'orte g reca a rca ico dilago anch'esso, e con uno
assai più prepotente forzo espansivo (favori to dallo diaspora coloniale). verSO occidente, sovrapponendosi ed o volte contaminandos i
con le precedenti influenze paleomediterronee Ques to grandioso
esperienza fi gurale divento po trimon io comune di tutte le terre e
di tutte le genti affaccia te su l gran more, influendo in modo profondo e decisivo sulle loro tradizioni artistiche; alle quali esse res tano sostanzia lmente fedeli anche quando in uno ris tretto oreo
centrale del mondo ellenico comincio od affermarsi e a diffondersi
lo gronde e fatale innovaz ione classico. Lo influenza di quest' ultimo
si propoghera in orien te con lo conqui sto di Al essandro Magno, in
occidente con lo espansione romana. Ma lo tradi zione preclassico
sarà ormai così profondamen t e rad icato nelle zone periferiche, do
costitui re un ostacolo insarmontobi le 0110 generale accettazione
dello nuovo civil tà artistico greco- romano c do provocare reazioni
"provinciali" di vario por ta to ed intensità o secondo dei luoghi e
degli ambien ti.
E' naturale che lo trasmissione di mot ivi artistici dalle zone di
e laborazione o quelle di rezecione è ton to più intenso ed immediato, quanto maggiore è lo loro vicinanza geografico e cultu rale.
(20)
M. PAllOTTINO, op. cò\. in
_
<1010
211_
5.
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14
M. PALLOTTINO
Ciò spiego perchè l'Italia appare costantemente sotto l'in fluenzo
diretto dello evoluzione stil istico del mondo greco; mentre in Iberia
perdurano vitali cer ti elementi di origine straordinariamente antica .
D'altro con to il quadro ricostruttivo ed interpretotiya dei fotti è
reso ancor più complicato dalle seguen ti constatazioni: l ) che nelle
zone di recezione si trovono giustappost i e persino mescolo ti mot ivi
che nelle zone di elaborazione appartengono o fasi e s tili successivi; 2) che zone di recezione possono divenire o loro volto zone
di elaborazione e di diffusione, come è il coso dell' Ita lia rispetto
a ll' Europa occidentale.
Non è chi non veda come da ques ta nuova prospettiva dello
storia delle civiltà artistiche dell'antichità il conce tto delle "ar t i
nazionali " risulti superato o quanto meno attenuata . La stessa arte
greca, considerata alla luce delle esperienze figurative orientali ed
occidentali, non puà più essere rappresentato in modo cosi semplice come un "ciclo" e\I'Qlutivo organico ed in sè compiuto. Alle origini essa costi tui sce nè più nè meno che una fecondo variante dello
civil tà artistica paleomediterranea, or ientale ed egeo, nella quale
s'innesta lo innovazione dell'arcaismo ellenico f' periellenico (2 1).
Il quale d iviene uno esperienza universale di fondamentale importanza per tutti i popoli mediterranei. Più tord i, ma soltanto in uno
zona lim itata dell'area ellenica, si determino lo innovazione della
classicità, che tende a sua volta ad espandersi, senza riuscire tuttavia a conqu istare che tardivamen te e parzialmente il mondo già
fecondato dallo espansione della civiltà artistica arcaico. A differenza dell'orte arcaico, l'arte classico è ossai poco sen tito e "vissu ta" dai popoli periferici. Si pensi o Cipro, a ll'Et ruria, allo Spagna.
Diremo ,the essa è "pi ù greco" dell'arte arcaico? In tal coso il concetto di orte nazionale potrebbe modificarsi nel senso che le civil tà
artis ti che tendono a defini rsi e specia lizzarsi come orte di un singolo lpopolo. L'orte naz ionale non sarebbe più un punto di partenza
(come vorrebbero i teorici della strutturo), ma un pun to di arrivo.
Ciò che, tutto sommato, sembro più consono od uno interpretazione
s toricamente concreto dello sviluppo dei fotti artistici .
Ma lo prospettiva generale, già delineata, si completa e si confermo nello ricerco dello moda lità e delle cause dello decadenza
dell'arte classica: lo "pa rabola discendente" della teoria ciclica .
Esso fu spesso spiegato come un fenomeno intrinseco 0110 svi luppo
(2 1)
Cfr . M. PALLOTTINO.
Op.
ciI in noto 4.
_2"'/2 -
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UNA NUOVA PHOSPKITIVA DELLA STOHIA DELL' AHTE ANTICA
15
stesso del ciclo artis tico greco-romano: quasi un processo conseguente ed inevitabite di dissoluzione dello formo classico. Invece
noi dobbiamo convincerci che lo formo classico non contiene in se
nessun germe naturale di dissoluzione. Esso costituisce il fonda mento per tolune perspicue innovazioni figurative del mondo ellenistico e romano: in ispecie quello che suoi definirsi "barocco asiatico" e l'orte scenico, spoziale ed illusiva che trionfo nel primo
secolo dell'impero romano. Ma tra questi filoni innestati sul tronco
de llo classicità ellenico e gl' imponen t i fenomeni del cosi detto
espressionismo itolico, che si affermo o Roma o parti re dallo fine del
Il secolo d. Cr., o dell'orte trascendente e decorativa della tardo
antichità non esiste nessuno possibi le ragione d i continu ità evolutivo, nessun rapporto necessario di causa e di etfetto. Le tendenze
s tilistiche che '1engono affermandosi nello comunità romano durante le fasi più avanzate dello s toria dell'impero sono "fo tti nuovi"
che capovolgono, in un certo senso, l'orientamento del gusto, affi ancandosi dapprima 0110 tradizione classico, e poi sovrapponendosi
od es s o ed eliminandolo n o n s e n z o suggestivi episodi di
resistenza (si pensi ai " rinoscimenti" dei tempi di Galliena, di
Costantino stesso e di Onorio) . Si trotto, comunque, di fenomeni
generalmen te "pos itivi" in un senso estetico e storico : non già,
come si giudicavo un tempo, indizi di senilità e di morte dell'orte.
Ma su questo, dopo tonto revisione dello critico con temporaneo,
non sarebbe neppure il caso di insistere, se non vi fosse s ta to oro,
do porte di un critico d'orte di fama mondiale, di tornare o vecchie
posizion i ormai do tempo rigettate e confutate (22) .
Ciò che in vero o noi interessa di definire in questo sede è il
problema dello origine delle tradizioni figurative che sono 0110 base
delle grondi innovazioni del tordo impero. L'orien te, come s i 50,
ebbe lo suo parte nel fornire motivi d'ispirazione agli artisti di etò
cri stiano e
ell enis ti co dell'Asia Anteriore, ma pure l'Egitto, come è stato pe netrantemente dimostrato in un'opero recen tissimo di fondamentale importanza per lo studio dell'orte tordo-an t ico e dell'alto me ·
diaevo (23) . Ma i già accennati incontestobili rapporti che colle ·
gana le correnti figurative italiche, occidentali e provinciali 01
(22) B. BERENSON : " L'orco di Costontino O dello decade nzo dello !Otmo",
Milono- Fire nze, 1952 .
(B) G. GALASS1 : " Roma o Bisonzio", 2,- ediz ., Roma, 1953, spedolmente
nel voi Il .
_273_
[page-n-274]
•
16
M. PALLOTT I NO
mondo s tilistico del tordo impero e del medioevo ci inducono a rite nere che ques ti correnti, ben lungi dall'essere sta te soffoca te dol
classicismo greco-romano, rappresentarono anzi uno tole forzo do
contribuire, con una azione di ritorno, 0110 costituzione d i quel
nuovo cli ma crliSl'ico che segnò lo fine dello esperienza classico.
Sembro, dunque, che lo vecchia prospettiva che identificavo lo
storia dell'orte antica, a lmeno nelle sue fasi più recenti e più s ig n ificonti, con il ciclo di sviluppo e di declino dell'orte classica debbo
cedere od uno prospettiva diverso, assai più concre ta ed aderente
a lle apparenze dei fotti storici. Esso contemplo uno primordiale
diffusione ed uno generale persistenzo periferico di modi fi gurativi
paleamedi terranei ed arcaici, lo cui tradizione si cont inua viva ed
ininterrotto su l margine dello zona di espansione dell'orte classico,
per riaffermarsi poi universa lmente, con uno sorta d i movimento
centripeto, nel corso dell'età imperiale romano. L'orte greco classico con il suo sviluppo ellenistico-romano appare sì, naturalmente,
un evento d i incalcolabile importanza storico per il progresso spi rituale dell'umani tc; ma rappresento, rispetto alle ol t re civiltà
artistiche del mondo an tico, uno svolgimento episodico di estens ione e durato circoscritto.
Ai rapporti effettivi che legano l'arte a rcaico o que llo del medioevo, non a ttraverso lo classici tà, ma per vie d ire tte e sostanzialmente indipendenti, lo conoscenza e l'apprezza mento dei fe nomeni figurativi periferici dell'occiden te hanno offerto l'anello
intermedio dello catena. Il loro contributo illuminante appore, come
si dicevo in principio, di importanza incalcolabi le per lo storia dei
fa tti artistici dell'antichità.
-214_ .
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MASSIMO PALLQTTINO
"'
Per una nuova pro$pettiva della $toria
dell'arte antica: il problema dei rapporti
tra le e$perienze precla$$iche, periferiche
e pO$kla$$iche nel mondo circummediterraneo
Do qualche decennio a questa parte un mondo nuovo si sto
rivela ndo agli studiosi d'arte antico. Specialmen te gli archeologi
spagnuoli dell'ultimo generaz ione -e tra questi in primo linea il
compian to maestro don Isidro Bolles ter Te rmo-- hanno avuto il
grande meri to di trarre i monumenti figura ti preromoni (o meg lio,
se si vuole, pre- imperiali) dello peninsolo iberico dolio penombra di
incomprensione e di disprezzo con cui gli stori ci d'arte classico sagliano conside rare i prodotti preistorici, barbarici o provi ncia li. Essi
ha nno in sostanza dimostrato che valeva la peno di esam inare queste opere più atten tamente e con un più vigile occhio critico, 0110
scopo di riconoscere lo origine dei loro motivi e dei loro s ti li, di
precisarne lo cronologia, di cercarne gli eventuali spun ti arigi .
noli o le man ifestazioni d'estro creativo. Ma soprattutto ci si è
or ien tati od intendere le sculture, le pitture vascalari, i bronzi figu .
roti appartenenti 0110 civiltà denominato iberico quali espressioni
di un mondo artistico che non è nè "preis torico", né "barbarico",
nè "provincia le ", almeno nel senso proprio di questi termin i; ma
piu ttosto partecipe, seppur ma rginalmente, di quella grand iosa es·
perienza figurativa mediterraneo che appare susc itato e con t inuo ·
- 259 -
[page-n-260]
2
M. PALLOTT I NQ
men te alimen tata dalle civiltà storiche de l prossimo oriente e
dell'areo egeo-ita lica ( 1).
A questo riva lutaz ione e più sicu ra interpretazione dei fo tti
artis ti ci dello penisola iberica ha fatto eco recentemen te, in conseguenza dello suggestiva scoperto delle sculture celto-ligu ri di Entremant presso Aix-en -Provence, un improvvi so concen t rarsi d'ottenzione sull'orte preromana della Gallia meridionale. Anche se l' interesse del suo principa le illu st ratore, Fernand Benoi t, sem bro essersi
soprattutto r ivolto alla significazione relig iosa dei monumen t i di
questo fl orido e singolare provincia f igura t ivo dell' Europa occiden tale, non è monco to il tenta tivo di individuorne le font i d' ispirozione
st ilistica e di intravvederne i va lori d'o rte (2).
L'aprirs i di siHotti nuovi compi d' indag ine pone un problema
quanto mai vivo e fecondo di svi luppi, non c;oltanto entro i limiti
dell'areo geografico in teressata da lle culture in discorso, ma per lo
in terpre tazione storica di tutto l'orte del mondo mediterraneo. Credo, in verità, di non esagerare affermando che proprio le discussioni
susci tate dal rivelarsi di uno caratteri st ico esperie nzo figurativa nei
paesi del Mediterraneo occ identale ha nno fotto precipita re la cr isi
generale ormai da tempo la tente negl i st udi di storia dell'ort e a ntico.
Ques t i studi , se ci riportiamo o ci rco quaranta anni or sono (e
10
cioè, pe r intenderei , 01 vigilia dello prima guerra mondiale) , erano
dominati da uno prospett iva ben definito ed orien tati in un sistema
o suo modo coeren te. Lo storia dell'orte an t ico ero concepita come
una storia di orti " naziona li" (eg izio, mesopotomico, greco, romano,
ecc.), veri e propri cicli conchiusi in un loro svil uppo organ ico, e sostanzial mente incom un icabi li: ne l senso che tra loro non si potevano
immaginare a ltri rap porti che quelli di successione o di con temporaneità, di pa rentela o di inf luenzo colla te rale, e cioè i ra pporti che intercorrono tra distin te individualità biologiche. Lo sviluppo dell'orte
era configura to come un succedersi regolare di s tili collettivi, secon-
(1) Vedosi in 90!nO!ro to! A. GARC IA Y BELLIDO: "Colonizacionl!S punica y
griega", in "Ars Hispaniae", I, Madr id, 1947, pp. 135 e sl!gg., con lo rO!l a tiva
bi bliografia; O! più parlicofarmenlO!, per il problO!mo che ci intO!resso, t. BALLES_
TER TORMO: "Ensayo sobre los influencias de la$ eSlilos grie<;Jos en las cO!rémicos
de San Miguel y lo tendencio orcoi zOn lO! de ';'s los", VolO!ncia, 1945.
(21 F. BENOIT: "l'orI primili! médilO!rroncO!n dO! lo Vollé O! du RhònO!. lo
$culp ture", Poris, 1945; id., "Le problème de l'influence de lo Grèce orcho·ique
en MedilO!rronée occiden tale e t lo stotuaire d'En tremonl" , Atti del I Congresso
Internaz ionale di Preis toria e Protos torio Mediterraneo, FirenzO!, 1952, pp. 430
e Se<;Jg.
_2 60 _
[page-n-261]
UNA. NUOVA PROSPETTIVA DELLA. STOR IA DELL 'ARTE ANTICA
3
do uno formulo risalente sino 0110 paetico winckelmoniono e insensi bile do fotti individuali, alle anticipaz ioni, agli attordamenti e alle
divergenze e ai porollelismi di singole corren ti e cerchie a rt isti che .
L'in te ro vicenda dell'orte classico apporiva domina to dalla teoria
del progresso e della decadenza, ed ero concepi to come uno sorto
di grandioso evoluzione porabolica dal primitivo 01 colto, dal semplice 01 complesso, dall'imperfetto a l perfetto e viceversa, a ttraverso
le fa si dell'embrionale geometr ismo, dello giovinezza a rcaico,
dell' ''e tà d'oro" dei secoli di Fidia e di Prossitele, per poi ridi scendere
con le esperien ze ell enis ti che e romane alle fasi di declino del Bosso
Impero e del Medioevo barbarico. L'a rte greco cost itu ivo lo troma
essenziale di questo svil uppo e, nell'a mbito dell'orte greco, lo "ctas sicità" del V e IV secolo ra ppresentavo il momento perfe tto ed
esemplare, quasi l'assolu to dell'orte, di cu i ogn i fotto an tecedente
non ero che preparazione ed ogn i esperienza successivo non apparivo che opero di epigon i, im itatori a corruttori .
Vero è che già dall' iniz io del nastro secolo Alois Riegl avevo
gettato le basi di una teorico contrastante con questi principi e fonda to su l riconosci mento di uno proprio port icolare digni tà d'art e
o ciascun momento dello sviluppo figurativo del mondo antico :
aprendo lo via a riconoscere ,'assurdità di uno valutazione dell'orte
arcaica a dell'orte tordo-antico con lo s tesso metro con cu i si
giudicava l'arte classico dell'età di Fidia. Ed è anche vero che le
tendenze sempre più manifestamente ed ardi tamente an tiaccademiche ed an tiveristiche degli esperimen ti f igurativi del mondo con tem poraneo favorivano uno saluta re revisione critica dei concetti di
"prim itivismo" o di "decadenza ", intesi in senso dispregiativo,
nell'apprenomento dei fenomeni dell'arte antica.
Ma ciò non as tante, i trattat i e i ma nua li di storia dell'orte cont inuavano - e in porte ancoro continuano-- a inquadrare lo loro
moteria entro gli schemi tradizionali dei cicli figurativi "noz ionali",
a porlore d i evoluzione collettiva dello s tile e a raffigurare lo vicen da artistica del mondo classico come un processo biologico d i nasci ta, crescenza, maturi tà, vecchiezza e mor te .
Tutti j fatti in con trasto con questi schemi restavano incompresi, ignorati o falsati : in primo luogo le correnti di gusto a diffu sione, per cosi dire, " internazionale" e, doll'al t ro loto, le manifestazioni del genio individuale . Gli uni e gli altri dovevano essere art ificiosamente cost retti nel ciclo di sviluppo dell'orte nazionale . Si
consideri od esempio quel fenomeno artistico, sostanzialmen te uni-
261 -
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4
M. PALLOTTINO
tario, che suoI definirsi "orientali zzonte " e che riconosciamo esteso,
tra il IX e il V I secolo a .... Cr., dalle coste dello Sirio e do Cipro
allo Grecia, all'Italia e alle zone di colonizzazione del Mediterraneo
occidentale. Esso rappresenta un capitolo recente, o carattere eclett ico e o tendenze diasporiche, dell'orte dell ' antico oriente : potrebbe,
in un certo senso, def in irsi come "orte fenicia" o "arte cipriota ". Ma
nello stesso tempo rappresento uno fa se iniziale, tutt'altro che
irrilevante, dell'orte greca e dell'arte itoli co . Lo studio di ques to
fenomeno, nei trattati di storia dell'arte, appare in luoghi divers i e
sotto luci diverse, o secondo che si tratti dell'ori ente, dello Grecia
o dell'Etruria. Lo verità è che esso non può adeguarsi a ll e classifi cazioni e alle formule dominanti. E'infatti evidente l'assurdità di
cons iderare una stessa corren te del gus ta come espressione senile
rispetto alle orti orien tali) e come espress ione primitiva (rispetto
0110 sviluppo dell'orte greco od itolico) . E non meno evidente appare
lo considerazione (mostruoso, dal punto di vis ta dei teorici delle orti
nazionali) che il mondo figurativo orientalizzante appartiene di
diritto cosi all'orte dei paes i orientali come all'arte della Grecia: è,
dunque, nello stesso tempo "greco" e "non greco" .
La grandiosa civiltà artis tico cretese-micenea, rivelata dal piccone degli archeologi tra le fine de l XIX e il principio del XX secolo,
fu inserito nel sistema dominante come "primo capitolo" dell'orte
class ico in generale e dell'orte greco in generale (3 ). Una così fatto
class ificazione appare subito in palese con t raddizione con lo teoria
dello sviluppo organ ico dei cicli artistici, in quanto esso colloca 01
principio d i un processo evolutivo, primo dell'insorgere di quei feno meni di geometrismo nei quali si e ro ravvisato l'infanzia dell'arte
greca, un mondo figurativo s traord inariamente maturo e libero
quale è quello egeo. Di qui lo necessità di postulare uno decadenza
ed uno rinascita, uno frotturo, un "oscuro intermezzo": in uno porolo
il cosi detto " medioevo ellenica" (4) . Il fotto è che l'arte egeo
dell'etò del bronzo non può essere spiega ta alla luce dei posteriori
svi luppi dell'orte greco; nè classificato come orte preistorico o come
orte orien tale, a nche se di esse, in un certo senso e per taluni aspetti,
si trovo od esser partecipe.
Questa artificioso riduzione e sostanziale irriducibilitò di molti
{31 Se ne veda lo gi ust ificazione nell' incompiuta mo, per que l tempi, aureo
monuole di G. E. RIZZO: "Sloria dell'arIe greco", Tori no, 19 14, p. 53.
{41 Cfr. in prOpOSito M. PAL LOTTINO: "Le origini m lcenee dell'arcai smo
greca", Lo Crit ico d' Arie, VIl , 1942, a p. 2 .
_262_
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UNA NUOVA PROSPETTIVA DI<.:LLA STOHIA DI<.:LL' AR TE ANTICA
5
fe nomeni ar t isti ci Qg li schem i dei cicli organici oppore ancor più
grave nel coso dell'Et ru rio. L'orte etrusco fu generalmen te s tudia to
come uno specie di "prologo" dell'orte romano. Ma nè l'una nè
l'oltro, cioè nè lo casI detta arte etrusca nè lo cosi detta arte romana, offrono le caratteris tiche di un ciclo evolutivo orgonico ed
in sè compiuto quale apparentemen te (e mi si concedo sottolineare
s in d'ora l'avverbio apparentemente) constatiamo nell'orte greca:
vale a dire una nascita, uno crescenza, un apogeo ed un declina. I
prodotti artistici dello civi ltà etrusca ri fl ettano variamente t radi zion i ed in flu enze preistoriche, orien tal i e greche: partecipano dello
sviluppo dell'or te greca, lo seguono o rilen to a reag iscano od essa
con manifestaz ioni e tendenze originali. Di fronte 01 fenomeno
dell'or te etrusca i critici tradizionalist i s i sono trovati in un grande
imbarazzo.
hanno semplicemen te e totalmen te negato lo sua
esistenza, considerandone gli aspetti come trascurabili deviazioni
provincia li dell'arte greco. O, all'opposto, ne hanno sopravvalutato
lo individualità e lo coerenza sino 01 punto di vedere in essa un
ciclo artistico distinto e parallelo a quello dell'arte greca. Nell'uno
e nell'al tro coso essi hanno falsato [a realtà dei fotti per salvare
g li schem i (5 ).
Ed ecco proporsi un'al t ra " fuorilegge" : l'orte di Cipro, le cui
caratteristiche, i cui svi luppi, lo cui capacità creativo sono stati
soltanto di recente analizzot i ed illustr~ti con metodo critico (6) .
Lo scu ltura arcaica Cipriota appartiene di diritto allo civiltà figura tivo dell'oriente e insieme o quello dello Grecia : apparve come uno
specie di " ibrido" ai seguaci delle concezioni biologiche. Si noti
che questo mondo figurato di Cipro offre straordinarie analogie sti listiche con le manifestazioni dell'Etruria arcaico: ciò che si spiego
non certo per uno vicinanza geografica dei due paesi, come è ovvio,
e tan to meno per uno paren tela et nico dei due popoli, bensi per
comune eredi tò mediterranea e per uno identico reazione margi nale
alle sollecitazioni stilistiche proven ienti dal mondo greco (7). Come
°
15} M. PAllOTTINO: " Sul problema delle correla zioni orT;sticne fro Gredo
ed Et rurio" , Lo Porolo del Pouo to, Riv iSTO di STudi : Iossid , fo$C. XIII , Nopoli,
1950, pp. I e s~g .
(6 ) E. GJERSTAD: " The Cypro-Geometric, Cypro- Arc nok ond Cypro-Classkol Periods", Tne Swedisn Cyprl.ls Expedilion, IV, " Stoc kholm , 1948.
(7) Cfr. lo mio recensione oll'opero del Gje r$lod cII . nello noto preceden te,
in "Arcneologio Clonico", III, fosco 2, Romo, 1951, pp. 221 e segg., e le asservozioni di A. 80ETHIUS: " Riflessio ni 51.11 problemo d'lll'orie periferico", Alti del
I Congresso Internazionale de Preistorio e ProtOSlorio Medl terroneo, Fi renze,
1952, pp. 410 e segg. (sp~lolmenle o p. 418).
-
263 -
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6
M. PALLOTTINO
in Etrurio così o Cipro le forme e lo spirito dell'orte arcaico perdu rano assai più o lungo che in Grecia, sembrano adottarsi all 'indol e
delle genti locali ; mentre ,'arte classico del V secolo penetro tardi•
....C1mente e con manifesto difficoltò .
Ques to fenomeno degli attardarnent; s t ilistici e delle somig lianze
tra ambienti culturali lontani si manifes to anche in oltri cosi. Le
soprovvivenze micenee o Lemno e nello Colcidico (8) in pieno etò
arcaico; il perdurare della decorazione geometrico dei vasi CI Cipro
o nel territorio opulo dell'ltalio meridionale fino ai tempi ellenistici ;
il riflesso di tradi zioni geometri che, orientalizzonti ed arcaiche nel -
l'arte dei Vene ti e dei Celti (9 ) non sono che esempi spi golati o
caso. Ma soprattutto l'occidente mediterraneo, attraverso le serie
di monumenti recentemente rivelati e s tudiati dei qua li s i dicevo in
principio, offre uno impress ionante documentazione del fotto , ormai incontrovertibile, che intimi e sicuri legami d i stile possono cons
totarsi attraverso dislivelli , o volto enormi , d i tempo e d i spazio.
Come fu definitivamen te chiarito, contro d iniegh i ed esitazion i pur
leg ittime, proprio dal Bol1es ter Torma (1 0 ), lo cerami ca iberica d i
etò ellenis t ico appare tutto imbevuto di motivi protoellenici : motivi
che indubbiamente a ppartengono o fasi e a centri diversi (vi s i in travvedono, se non erro, sicuri elementi d i tradizione micenea, protogeometrica, cipriota, geometrico insula re, subgeome tr ica , orien talizzante, ecc.). ma appa iono qu i mesco lati in uno sorta di s intesi
attuale, unitario, che volge o propri svilu ppi orig inali (specie in
alcune classi ben definite quali quelle di Elche-Archena, di Urio,
di Azaila, ecc. ). Parimenti nello decorazione architettonico, nello
scultura, nello plastico di bronzo del mezzogiorno e del levante
spognuolo si avverte lo influenzo diretto dell'orte arcai co del Mediterraneo orientale, operante o di stanza di secoli : fenomeno che fu
definito, leg ittimamente se si guardi 0110 crono logia, come "pseudo·
{BI M. PALLOTTINO: Op. cii . in nota 4 , pp. I e Segg:; Ex~oV
cenel fino all'ini zio del V secolo!) : cfr. lo recensione in "Doxa" III , Roma, 1950,
pp. 214 e segg.
(9 ) Il problema è sta to recentement e aff ron ta to, pel quel ~ne riguardo l' Eu _
rOPO se tte ntrionale e special ment e i mot ivi del calderone celt ico di Gu ndestrup,
da O. KU NDT .J ENSEN : " Foreig n Inlluencn in Denmork's Eorly I,on Age" ,
Capenkagen, 1950.
( IO) l. BALLESTER TORMO, op. ci to in noto I.
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UNA NUOVA PROSPETI I VA DELLA S1'ORIA DELL' ARTE ANT ICA
7
arcaismo" (11) . Lo scultura delle Bocche del Rodono rappresento
un'esperien za figurativo analogo, anche se non identico. Esso infatti per un verso riecheggia correnti più vicine nello spazio e nel
tempo (come lo stile severo greco dello primo metà del V secolo,
probabi lmente mediato attraverso l'Etruria). per altro verso si a c·
camuno alle diffuse manifestazioni deU'Eurapa celtico e dell'Italia
arcaica nel rielaborare elementi di antichissima origine orientale
(12) .
Ciò che vi è di stupefacente, di apparentemente incred ibile in
questi fenomen i si a ttenuo in vero e si riduce o più rag ionevoli proporzioni storiche, proprio se si tien conto delle aree in termedie, con
particolare riguardo all'Italia. Anche qui intravvediamo in tempi
molto recenti, e più o meno genuinamente a seconda dei luoghi e
degli ambienti, perdurare vive tradizioni orientali e poleoelJeniche.
Vediamo artisti ed artigian i lavorare con linO "spirito" arcaico e
con formu le arcaiche quando nelle città greche l'arcaismo non ero
più ormai, do secoli, che un ricordo : o, al più, formavo oggetto di
speculazioni figurali di natura riflesso e squisitamente intellettuo ·
lis tica. Ma in Italia è possibile, in generale, toccar con mano gli
anelli di congiunzione tra queste esperienze tardive e le influenze
originarie : cogliere, ad esempio, nel momento dello sua introduzione
dall'areo siro-anatolico il tipo dello statua seduto costruito in blocco
stereometrico, che dall'alto orcaismo si prolungo con tenace vitalità
sino ai tempi ellenistici; o riconoscere l'ininterrotta discendenza sub·
arcaica delle tendenze a rappresentare frontalmente, poro tattica men te, o rendere con analisi calligrafica pieghe e pelami, che dom inano it gusto itolico e, ancora in e tà imperiale romano, caratterizzano lo produzione popola resca dello penisola e dello pianura padono.
Tendenze analoghe, commiste con il diffuso ricorrere di elementi t ipalogici d' impron to arcaica, trionfano d'altro con to nello
produzione che propriamente suoi defini rsi provinciale: vale o dire
l'arte, anche ufficiale, comunque più profondamen te sen ti to, delle
province dell'impero romano. Monumenti come i rilievi dell'Arco d i
Susa (contemporanei all'Aro Pocis!) segnano, con drastica esempio ·
(11) A. GARCIA Y BELUDO, op. ciI. in no Ia 1, pp 232 e segg. A prOpa$ita di qu~la concell o $i può vedere anche lo mio recen$ione In "Archeologia
Classico", I, Roma, 19<19, pp. 216 e $tgg .
(12) Ollre Oli slvd i ciloti del F. BENOtT in noto 2, clr. M . PALLOTTINO:
"Copeslrooeu.e", Archeologia Clossico, I, Roma, 19<19, pp. 208-21 0.
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8
M. PALLOTTINO
rità, le fron tiere di un mondo che respinge lo visione dello formo
classico e consente spi ritualmente assai più con l'orte mill enorio
dell'Asia Anteriore, dell'Egeo protoellenico e dell'occidente preromano. Nè potrà mancare di ri levorsi, o questo punto, il sorprenden te
legame, del resto più volte rilevato, che esiste tra l'orte provinciale
romano e l'arte dello tardo onti ch itò e del medioevo.
Con ques to ultimo osservazione si pone il problema dei rapporti
tra arte preclassica ed or te postclassica nel mondo circummedi terroneo. Tale problema fu visto si no od oggi generalmente nello prospettiva "cicl ico", come uno sviluppo che dal " primitivo" ascende
a ll a grande arte organica e naturalisti ca della classici tò, per ridi scendere 01 primi t ivo. Ancoro di recente in un li bro di sintesi sui
processi formali dell'arte anti ca il ciclo è s tato configu rato come
uno evoluzione dallo rappresentazione in superf icie, eminentemente
pittorico, dell 'arcaismo alla libero corporei tò dello plasti co, e do
questo, per uno via di ritorno, nuovamente alla rappresen taz ione di
superficie del mosoico poleo-cristiano ( 13 ). Ma con tutto ciò non si
fa che constatare un fatto, ormai pocifico ed universalmente acqui si to nel "come ". Assai più difficile è lo sforzo d i spiegorne il
"perchè" .
La teoria dell'orte come ciclo, pur sem pre domina ta dol concetto dello perfezione ed esemplare un iversali tà dello forma classica,
potè in orig ine accomunare le espressioni "primi t ive", provinciali e
"decadenti" in un solo giudi zio negativo. Teoricamen te l'arcaismo
rispe tto alla classici tò ero do intendersi come un processo dallo
"non -orte" all'''orte''; mentre le fasi ellenistico-romane e t a rdoantico opporivono configurate in un processo inverso doll'''arte'' 0110
"non-a rte". Quanto ai fenomeni, in genere assai trascurati, delle
aree periferiche e provinciali, anch'essi rappresen tavano un processo dali' "or te " 0 110 "non-arte"; no non prolungato nel tempo ed ab braccian te l'in tero cido di civiltà, bensì immediato e parzia le, nel
senso di una degeneraz ione o di un disfacimento dell'a rt e in ambienti incapaci di com prenderlo e di accoglierla .
Questa comune valutazione nega t ivo dei fotti collocati all e ori gini, 01 margine e a llo fine dell'or te classico portava ovviamentè od
escl udere qualunque connessione di natura genetico o s torico tra
di loro. L'un itò storica è attributo di uno realtò positivo . Di un ito
(l3) H. KAHLER: "Wondlungen der onliken Form" , Munc:hen, 1949. Cfr.
lo mio recensione In "Doxo", IV, Roma, 1951 , pp. Q2 e 5e9g.
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UNA NUOVA PROSPETT IVA DELLA S'TORIA DELL'ARTE ANTICA
9
storica, di organicitò evolutiva non potevo parlarsi che a proposito
del ciclo dell'orte classica, cioè dell'arte ellenica che s'iden ti ficava
con ,'arte antico tout eQurt. Per il resto non vi ero che lo pluralità,
squisitamente astorico, a:eiflos, delle tendenze spon tanee od una
rappresentazione primitiva, infantile, semplificotrice, ingenuamente
astratta, geometrizzante, comune a tutte le produzioni incolte e
popolaresche.
Spiegazione faci le ed arecchiobile, ma otto o soddisfare piuttos to i teorici e gli s torici supe rficiali, che i veri conoscitori dell'arte
antico. Esso infatti si trovo già od essere in con traddizione con
i giudizi di valore estetico che lo critica con t emporaneo, sulla
strada aperto dal Riegl, è venuto formulando su opere di architettura, di scultura e d i pi ttura arcaiche o tardo·antiche: le uno e le
oltre ravvisate Quali espressioni creative in sè compi ute e perfette
rispetto 01 loro mondo, e come tali spettanti veracemente allo sfera
artistico, non in senso relativo e subordinato, bensì soltanto diverso
Qualitativamente dall'orte classico. Nessuno, oggi, oserebbe più
immaginare uno confusione tra il fenomeno del disfacimento della
formo per incoltura e i raffinati, sofisticati, o volte Quasi cerebral i,
stilism i dell o scu ltura greco arcaico o dell'orte tordo-imperiale e
bizantina.
Lo valutazione esteticamen te positivo di queste manifestazioni
ho aperto la strada ad interpretare lo s toria dell'orte antico, non
più su llo base di un principio "monisti co" rappresentato dall'assolulo classico; ma secondo il criterio "dualis tico" del contras to tra
formo classica e formo non classico. Per alcuni crit ici il contrasto
semb, à potersi configurar in una specie di antinomia trascendente
ed eterno, analogo o quello che dalla polemica letterario del primo
Ottocento si era esteso all'orte universa le con i termini apposti di
"classico" e "romantico". L'orte del mondo an t ico fu vista in
funzione di due ca tegorie universali, giustapposte e con trapposte
con alterne vicende : quello del noturalismo concreto ed antropocentrico e quello dell'astrattismo decorativo: denominate, a secondo
dei cosi, "classico" e "on ticlassico", "classico" e "primitivo" ecc .
(14) . Ma questo trasferire lo storia su l piano di uno antitesi di
universal i non signifi cavo, tutto sommato, spiegarla. Il trionfo del
(14) Questo posizione 'eorlco è 0110 base dello monumentole Opero di W.
DEONNA: "Dli miracle aree ou mirocle chratien. Closslques et ptJmitivistes dons
l'art", Bòle, 1945 e segg.
-261_
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lO
M. PALLOTTINO
"classico" sul "prim itivo" nel mondo greco del V secolo, lo resistenza del "primitivo" in Italia ed in al t ri paesi si tua ti sul margine
del mondo greco, lo progressivo rivincita del "pri mitivo" sul "classi co" in etò romana e tardo-antica sono in sostan za nu ll'al t ro che
effetti d i cui le cause restavano sconosci ute .
Altri cri tici, in vero, hanno creduto di poter ind ividuare tali
cause in fotti di temperamento razz iale, cioè di predisposi z ione dei
diversi popol i dell'area ci rcummedi terraneo od attuare le loro esperienze artistiche in un senso piuttos to che nell'altro. Questa interpretazione della storia dell'arte an t ica ha avuto un momen to di
gran vogo specia lmente negli ultimi d e c en n i e presso gli
studiosi germanici: essa è sta ta in qualche modo riassunta e defi nito nel concetto di "struttura" (15) . Il noturalismo organico, vale
a dire il "classico", rappresenterebbe lo strutturo proprio del popolo
ellenico; laddove le forme anorgan iche e decorative sarebbero pro·
prie della strutturo delle stirpi orienta li e delle gen ti del Medite·
rraneo centrale, compresi gli Itali ci, ed occidentale. Le vicend~
artistiche, i contrasti tra il filone "classico" e quello "primi tivo",
il prevalere dell'uno sull'altro o secondo dei tempi sarebbero do
intendere sulla falsariga degli avvenimen ti etnici, della dislocazione
o dell'avvicendamento delle stirpi nel tea tro dello s toria del mondo
mediterraneo ed europeo.
Appl ica ta oi fenomeni artistici occidentali, questo teoria ha
suggerito recentemen te una spiegazione per le affinità figura t ive,
che, in contrasto con l 'art~ dello Grecia classica, s'intravvedono
t ra opere specia lmente di scultura rinvenute in Italia (guerriero di
Capestrano), nell'areo dell'Europa celtico, nello Francia meridio·
noie (Entremon t l, e, in ultima analisi, tra queste opere e le ten ·
denze 'S lili sliche dell'orte provinciale romano e dell'arte tardo·
romano e medioevale. Allo base di queste affinità sarebbe da postula re uno strutturo etnico: quello del popolo celtica (16) .
Ma è chiaro che così ci troviamo ancora uno vol ta nell'ambito
(151 Tale concetto è s tato spe<:iolmente definito do G. Ki6.SCHNITZ WEIN.
BERG (per lo plastiCO si vedo "Studi Etrusch i", VII. 1933 . pp. 135 e segg.; per
l'architettura "Romische Milleilungen", LlX, 1944, ~p. 89 e segg.). Approfon.
diment i e cri tiche del concetto $I~so in R. BI ANCH I BANDINELLI: "Storicilà
dell'orte classico" , 1.- ediz., Firenze, 1942; e M . PAU.OTTINO: "Giudizi e preQiud izi sull'orchi lettura Ilolica", Archeologia Classica, I, Roma , 1949, pp. 196201.
(161 S. FERRI: "Q.;serV1,Jziani intorr.o 01 guerriero di Capestrano", Bolletino
d'ArIe , 1949, pp . 1 e segg, Critic he di M. PALLOTTINO in op. ci t o in noto 12,
e A. BOETH IUS, ari . cii. in nOia 7.
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UNA NUOVA PROSPI< rlVA DELLA STOR I A DELL' AltTE ANTICA
:l
Y
11
dello prospettiva delle "orti nazionali" . I fatti più difficili da in quadrarsi negli schemi tradizionali dei grandi cicli dell 'orte antico
sono sottilmente raggruppati in cicli minori . Dallo visione sinteti co
del processo porabolico dominato dall'orte greco si possa alla vi sione analitico di uno strutturo ellenica, etrusca, celtica, iberico
ecc.; senza tuttavia che muti il principio fondamentale dello indi vidualità e incomunicabili tà di queste predeterminote Weltanschouungen f igurative, vere e proprie monadi legate all'intimo essenza dei singoli popoli.
Real tà od ill usione? Lo critica contemporanea com incio oggi
od avvertire uno profondo insoddi sfa zione dei vecchi schem i scolastici, anche se traves titi in nuove e più eleganti formulazioni.
Attraverso incredibil i difficoltà s to penetrando a nche ne llo
stud io dell'arte antico il conce tto, a ltrove acqu isita, che non c'è
orte se non c'è geniale personalità d'artista e che gli s til i collettivi,
le correnti del gusto, i cicli figurativi "nazional i" non sono che il
riflesso, in sede culturale, della sommo delle creazioni ind ividuali:
e cioè non una realtà semplice, o priori, determinante il fotta arti st ico; bensì uno realtà secondario, estremamente complesso e de terminata dal fotto artis tico (17) . In seguita o questo capovolg imento delle posizioni teoriche, code ovviamen te lo necessità di
cercare uno " legge " dello e~oluzione storico-artis tico e di inseguire labili fanta smi o mitiche as trazioni come le categorie universali
antiteti che del " classico" e del "primitivo" o le strutture etniche.
Ca tegorie e strutture potronno volere come m('zzi pratici per intendere, descrivere e classificare, con uno certo approssimazione,
s ingoli fott i o gruppi di fotti anologhi; ma non saranno più da
intendere come lo ragione st esso regolatrice de l diven ire dell'orte.
Libera to dall'obbligo di inquodrarsi in un sistemo aprioris tico,
lo studio delle cultu re artistiche dell'antichità potrò esser ricondotto
od una più concreta aderenza allo storia . Le correnti e le fasi del
gus to appariranno, quali esse in realtà sono, fo tti di squisito natu ra culturale, che possono coincidere o non coincidere con i limiti
di uno comun ità etnico, di un raggruppamento politico, di un pe-
(11 ) Di ques to reVIS IOne cri tico, nel (Ompo d eU'or te ont ico, 5iomo speciol ment e d ebitori 01 BIANCHI BANOINELLI , de llo cu i ? miKell oneo, "Storic it ò d ell'orte clossico " c iI. in noto 15, si rovv i5Q ptf' olt.o
u no rr>O\)I)iore C04!
,
che cont ros to in por le con lo limpido posi zione ind ividualis tico dei pore<:edenll
scri tt i.
_
269 _
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12
M. PALLOTT INO
riodo storico. Esse 'risu lteranno determino.te esclusivamente dol
grado di sugges tione esercitato do singoli artisti e gruppi di artisti
innovator; in ambienti favorevoli, con uno intensitò, uno durata,
uno estensione quanto mai varie. Potranno esservi nello stesso luogo
e ne llo stesso popolo rapidi mutamenti d i stile, dovuti ad uno inten4
sa e multiforme a ttività creativo (come è il coso dello Grecia fro
l'VI II e il V secolo). E pot ranno esservi in più luoghi t radiz ioni comuni, ereditate o trasmesse, stagnanti per secoli o im provvisamente
reviviscen ti.
Il problema de!!,,"arte periferico", recentemente sollevato e
mogistra lmen te discusso do A. Boeth ius ( 18), si inserisce in questa
revisione dei pun t i di vista generoli e fondamentali dello s toria
dell'orte antico. La cul tura art istico dei popali s ituati sul margine
dei grandi centri di elaborazione artist ico del Mediterraneo orientale, nella penisola iberico, nell'area celto-ligure, in Italia st essa,
appare nettamente ispirata ai motivi dell'orte orien tale e paleaellenica; ma essa li rtelaboro in un'epoca in cui nel mando grecaitalico già trionfa lo forma classico o si è imposta lo civi ltà ellenistica. 11 supposta primitivisma spontaneo di queste esperienze fi gurative come dell'arte provinciale non è, in generale, che uno
illusione. Lo maggior porte delle loro soluzioni lineari, geometriz zanti, paro tattiche, simmetriche, decarativamente astratte, lo scul tura concepito "a blocca" come in molte statue iberiche, il taglio
"cordonata " degli occhi e le così dette " labbra sprem ute" (comuni
alla plast ica protoet rusca e protoitolica ed o quello dell'areo celtico
e ligure) non sono concepibil i qua li effe t ti naturali di una produzione incolto e popalaresca : essi non hanno infatti nessun ropparto
necessario con ,'arte più autenticamente pri mitivo dei popoli preis torici, dei selvaggi o dei bam bini. Si t ra tto dunque di tendenze
specifiche risponden ti o mot ivi già elaborati in sede cu lturale. E in
molt issimi cosi le affini tà con le opere figurate de l prossimo orien te
e dell'arcaismo ellenico sono cos1 dirette ed evidenti do non lasciare
il minimo dubbio circo lo loro derivazione (l9) Ciò vale o disi lludere anche o proposito dello supposto originali tà di uno strutturo
etnica nell'orte d i quest e zone d i cultura occidentali. T roppa spesso
(l BI A. BOETHIUS, a rticolo g ià sopra ci ta la l'Ielle r'lQt e 1 . Esso riproo!.>Ce
lo relo:r.ione, che non esi terei o de fil'l ire di portato ,torico peI" gli s tudi dell'orte
ol'ltico, svolto da ll' il'lsigl'le studioso svedese 01 Congresso Medit erro!'leO d i Firer'l2.e
nel 1950.
(1 9 ) Cfr. lo m io r'lQto, già d toto, in r'lQ to 12 .
_ 210 _
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UNA NUOVA PROS PETTIVA DELLA S'TORIA DELL' AnTE ANTICA 13
e troppo leggerme nte si è insistito, ad esempio, sulla originalità
dei caratteri dell'arte e trusca , semplicemente sulla base d i una
con trapposizione dei prodotti figurati etruschi a quelli g reci con ~
temporane i; mentre è chiaro che bastava guardare aHe fa si più
an t iche dello civiltà artis tica dei Greci per ri trovarvi motivi e tendenze che erano sembrati peculiari del mondo etrusco (20) .
Ciò non significa, bene inteso, che siano da escludere fenomeni
di incolta spontanei tà a manifesta zion i di au tonom ia creativa
nell'ar te dell'occidente. Ma nel suo complesso essa ci s i rivela come par te di uno antica esperienza ponmediterronea che si a ttarda
su l margine deUe a ree di più in tenso svi luppo, anche quando in
queste aree il processo innovativo ha porta to a ll'affermarsi di una
civil tà arti stico fondamen talmen te diverso. In pratico dobbiamo
immaginare che il mondo mediterraneo sia s tato percorso da corren t i diffuse dall'oriente e dall'Egeo preellenico e pratoellenica, le
quali sono raccolte e rielaborate in alcune zone (per esempio in
Italia, a Cipro ecc.) men tre già lo Grecia si avvia, attraverso un
proprio in tenso travag lio creat ivo, allo definizione dell'arcaismo.
Successivamente l'orte g reca a rca ico dilago anch'esso, e con uno
assai più prepotente forzo espansivo (favori to dallo diaspora coloniale). verSO occidente, sovrapponendosi ed o volte contaminandos i
con le precedenti influenze paleomediterronee Ques to grandioso
esperienza fi gurale divento po trimon io comune di tutte le terre e
di tutte le genti affaccia te su l gran more, influendo in modo profondo e decisivo sulle loro tradizioni artistiche; alle quali esse res tano sostanzia lmente fedeli anche quando in uno ris tretto oreo
centrale del mondo ellenico comincio od affermarsi e a diffondersi
lo gronde e fatale innovaz ione classico. Lo influenza di quest' ultimo
si propoghera in orien te con lo conqui sto di Al essandro Magno, in
occidente con lo espansione romana. Ma lo tradi zione preclassico
sarà ormai così profondamen t e rad icato nelle zone periferiche, do
costitui re un ostacolo insarmontobi le 0110 generale accettazione
dello nuovo civil tà artistico greco- romano c do provocare reazioni
"provinciali" di vario por ta to ed intensità o secondo dei luoghi e
degli ambien ti.
E' naturale che lo trasmissione di mot ivi artistici dalle zone di
e laborazione o quelle di rezecione è ton to più intenso ed immediato, quanto maggiore è lo loro vicinanza geografico e cultu rale.
(20)
M. PAllOTTINO, op. cò\. in
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<1010
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5.
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14
M. PALLOTTINO
Ciò spiego perchè l'Italia appare costantemente sotto l'in fluenzo
diretto dello evoluzione stil istico del mondo greco; mentre in Iberia
perdurano vitali cer ti elementi di origine straordinariamente antica .
D'altro con to il quadro ricostruttivo ed interpretotiya dei fotti è
reso ancor più complicato dalle seguen ti constatazioni: l ) che nelle
zone di recezione si trovono giustappost i e persino mescolo ti mot ivi
che nelle zone di elaborazione appartengono o fasi e s tili successivi; 2) che zone di recezione possono divenire o loro volto zone
di elaborazione e di diffusione, come è il coso dell' Ita lia rispetto
a ll' Europa occidentale.
Non è chi non veda come da ques ta nuova prospettiva dello
storia delle civiltà artistiche dell'antichità il conce tto delle "ar t i
nazionali " risulti superato o quanto meno attenuata . La stessa arte
greca, considerata alla luce delle esperienze figurative orientali ed
occidentali, non puà più essere rappresentato in modo cosi semplice come un "ciclo" e\I'Qlutivo organico ed in sè compiuto. Alle origini essa costi tui sce nè più nè meno che una fecondo variante dello
civil tà artistica paleomediterranea, or ientale ed egeo, nella quale
s'innesta lo innovazione dell'arcaismo ellenico f' periellenico (2 1).
Il quale d iviene uno esperienza universale di fondamentale importanza per tutti i popoli mediterranei. Più tord i, ma soltanto in uno
zona lim itata dell'area ellenica, si determino lo innovazione della
classicità, che tende a sua volta ad espandersi, senza riuscire tuttavia a conqu istare che tardivamen te e parzialmente il mondo già
fecondato dallo espansione della civiltà artistica arcaico. A differenza dell'orte arcaico, l'arte classico è ossai poco sen tito e "vissu ta" dai popoli periferici. Si pensi o Cipro, a ll'Et ruria, allo Spagna.
Diremo ,the essa è "pi ù greco" dell'arte arcaico? In tal coso il concetto di orte nazionale potrebbe modificarsi nel senso che le civil tà
artis ti che tendono a defini rsi e specia lizzarsi come orte di un singolo lpopolo. L'orte naz ionale non sarebbe più un punto di partenza
(come vorrebbero i teorici della strutturo), ma un pun to di arrivo.
Ciò che, tutto sommato, sembro più consono od uno interpretazione
s toricamente concreto dello sviluppo dei fotti artistici .
Ma lo prospettiva generale, già delineata, si completa e si confermo nello ricerco dello moda lità e delle cause dello decadenza
dell'arte classica: lo "pa rabola discendente" della teoria ciclica .
Esso fu spesso spiegato come un fenomeno intrinseco 0110 svi luppo
(2 1)
Cfr . M. PALLOTTINO.
Op.
ciI in noto 4.
_2"'/2 -
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UNA NUOVA PHOSPKITIVA DELLA STOHIA DELL' AHTE ANTICA
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stesso del ciclo artis tico greco-romano: quasi un processo conseguente ed inevitabite di dissoluzione dello formo classico. Invece
noi dobbiamo convincerci che lo formo classico non contiene in se
nessun germe naturale di dissoluzione. Esso costituisce il fonda mento per tolune perspicue innovazioni figurative del mondo ellenistico e romano: in ispecie quello che suoi definirsi "barocco asiatico" e l'orte scenico, spoziale ed illusiva che trionfo nel primo
secolo dell'impero romano. Ma tra questi filoni innestati sul tronco
de llo classicità ellenico e gl' imponen t i fenomeni del cosi detto
espressionismo itolico, che si affermo o Roma o parti re dallo fine del
Il secolo d. Cr., o dell'orte trascendente e decorativa della tardo
antichità non esiste nessuno possibi le ragione d i continu ità evolutivo, nessun rapporto necessario di causa e di etfetto. Le tendenze
s tilistiche che '1engono affermandosi nello comunità romano durante le fasi più avanzate dello s toria dell'impero sono "fo tti nuovi"
che capovolgono, in un certo senso, l'orientamento del gusto, affi ancandosi dapprima 0110 tradizione classico, e poi sovrapponendosi
od es s o ed eliminandolo n o n s e n z o suggestivi episodi di
resistenza (si pensi ai " rinoscimenti" dei tempi di Galliena, di
Costantino stesso e di Onorio) . Si trotto, comunque, di fenomeni
generalmen te "pos itivi" in un senso estetico e storico : non già,
come si giudicavo un tempo, indizi di senilità e di morte dell'orte.
Ma su questo, dopo tonto revisione dello critico con temporaneo,
non sarebbe neppure il caso di insistere, se non vi fosse s ta to oro,
do porte di un critico d'orte di fama mondiale, di tornare o vecchie
posizion i ormai do tempo rigettate e confutate (22) .
Ciò che in vero o noi interessa di definire in questo sede è il
problema dello origine delle tradizioni figurative che sono 0110 base
delle grondi innovazioni del tordo impero. L'orien te, come s i 50,
ebbe lo suo parte nel fornire motivi d'ispirazione agli artisti di etò
cri stiano e
diaevo (23) . Ma i già accennati incontestobili rapporti che colle ·
gana le correnti figurative italiche, occidentali e provinciali 01
(22) B. BERENSON : " L'orco di Costontino O dello decade nzo dello !Otmo",
Milono- Fire nze, 1952 .
(B) G. GALASS1 : " Roma o Bisonzio", 2,- ediz ., Roma, 1953, spedolmente
nel voi Il .
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M. PALLOTT I NO
mondo s tilistico del tordo impero e del medioevo ci inducono a rite nere che ques ti correnti, ben lungi dall'essere sta te soffoca te dol
classicismo greco-romano, rappresentarono anzi uno tole forzo do
contribuire, con una azione di ritorno, 0110 costituzione d i quel
nuovo cli ma crliSl'ico che segnò lo fine dello esperienza classico.
Sembro, dunque, che lo vecchia prospettiva che identificavo lo
storia dell'orte antica, a lmeno nelle sue fasi più recenti e più s ig n ificonti, con il ciclo di sviluppo e di declino dell'orte classica debbo
cedere od uno prospettiva diverso, assai più concre ta ed aderente
a lle apparenze dei fotti storici. Esso contemplo uno primordiale
diffusione ed uno generale persistenzo periferico di modi fi gurativi
paleamedi terranei ed arcaici, lo cui tradizione si cont inua viva ed
ininterrotto su l margine dello zona di espansione dell'orte classico,
per riaffermarsi poi universa lmente, con uno sorta d i movimento
centripeto, nel corso dell'età imperiale romano. L'orte greco classico con il suo sviluppo ellenistico-romano appare sì, naturalmente,
un evento d i incalcolabile importanza storico per il progresso spi rituale dell'umani tc; ma rappresento, rispetto alle ol t re civiltà
artistiche del mondo an tico, uno svolgimento episodico di estens ione e durato circoscritto.
Ai rapporti effettivi che legano l'arte a rcaico o que llo del medioevo, non a ttraverso lo classici tà, ma per vie d ire tte e sostanzialmente indipendenti, lo conoscenza e l'apprezza mento dei fe nomeni figurativi periferici dell'occiden te hanno offerto l'anello
intermedio dello catena. Il loro contributo illuminante appore, come
si dicevo in principio, di importanza incalcolabi le per lo storia dei
fa tti artistici dell'antichità.
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